Aeroporti, ricorsi e cavilli: rischio nazionale

On 2 Aprile 2020, in Senza categoria, by admin

2/4/2020 – Rilanciamo di seguito l’editoriale che apre il numero di aprile di JP4 Mensile di Aeronautica, la principale rivista di aviazione italiana, in edicola in questi giorni, dedicato al “mostro” burocratico e normativo che nel nostro paese consente campo libero ad ogni tipo di azione di disturbo, da “guastatori”, imbastita per bloccare più o meno qualunque opera in nome di minoranze piccole piccole a danno del bene comune rappresentato dalla disponibilità e funzionalità di servizi pubblici e d’interesse generale quali sono infrastrutture adeguate e/o ambientalmente più compatibili.

Lo spunto per l’editoriale sono state le due vicende similari delle sentenze della giustizia amministrativa contro masterplan aeroportuali che hanno curiosamente accomunato le sorti degli scali di Firenze e Salerno e, con essi, dei sistemi aeroportuali di Toscana e Campania. Vicende maturate in terra toscana, da una mania ossessiva di contrastare l’aeroporto dell’area fiorentina che adesso – come abbiamo già avuto modo di evidenziare più volte anche su questo blog commentando le sentenze – può mettere a rischio tutti i progetti aeroportuali italiani se sottoposti a trattamenti similari a quello riservato a Firenze (come già avvenuto con il caso campano).

La questione è particolarmente d’attualità, perché l’azione di rilancio del paese con l’impulso alle opere infrastrutturali (sul modello del ponte di Genova) su cui sostanzialmente tutti concordano, adesso ancor più necessaria, ovviamente può essere perseguita solo se si disinnescano campi minati e agguati negli iter approvativi e realizzativi con procedure rapide, chiare e certe.

 

JP4 Mensile di Aeronautica – Editoriale n. aprile 2020

Quanto successo a Firenze e Salerno (vedi rubrica News), dove i masterplan aeroportuali sono stati bloccati da ricorsi ai tribunali amministrativi dopo che avevano ottenuto tutte le approvazioni necessarie degli enti locali e dei ministeri interessati a conclusione della procedura VIA (Valutazione Impatto Ambientale) e della successiva Conferenza dei Servizi, confermano uno spaccato di un’Italia ingessata, incapace di realizzare le grandi opere, al palo ovunque per le lungaggini burocratiche italiche e per un sistema evidentemente “guasto” che consente a piccole minoranze, spesso a difesa di interessi assolutamente personali, di annullare anni e anni di lavoro spesi per mettere a punto i progetti e farli approvare.

Queste vicende devono allarmare tutto il settore aeroportuale italiano in quanto quello che è stato ottenuto dai contestatori dei relativi progetti può adesso essere replicato in ogni aeroporto italiano, mettendo a rischio tutte le procedure sui masterplan attuate o in corso. Questo perché, come detto, i due masterplan bloccati, tra l’altro di valenza strategica perché servono a costituire o completare due sistemi aeroportuali regionali previsti nel Piano Nazionale Aeroporti, avevano seguito il normale lungo iter burocratico che caratterizza tutti questi procedimenti. I casi di Firenze e Salerno, insomma, potranno adesso fare, come si dice, giurisprudenza e ogni “comitato contro”, ogni associazione ambientalista e ogni piccolo comune potrà ricorrere e bloccare le opere aeroportuali.

Ma se il TAR (per Salerno) e se TAR e Consiglio di Stato (per Firenze) hanno dato ragione ai “contro”, dirà qualcuno, forse i masterplan erano fatti male. All’osservazione rispondiamo con un’altra osservazione: ma vi sembra possibile che dei masterplan che hanno le approvazioni di tutti gli enti tecnici nazionali competenti, a cominciare da ENAC per passare, con la procedura di VIA, dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dal Ministero per i Beni Culturali e che hanno ottenuto l’ok di decine di altri enti e soggetti nazionali, regionali e locali coinvolti nella stessa VIA e nella Conferenza dei Servizi, possano essere smontati così, per piccoli cavilli burocratici, dopo tanti anni di lavoro che ne hanno dimostrato la bontà e la correttezza?

La spiegazione c’è ed è ben chiara. Con la complessità, la farraginosità e la lunghezza delle procedure italiane, con la produzione di centinaia di documenti e migliaia di pagine di studi e approfondimenti, se un intero studio di avvocati si mette a spulciare gli atti pagina per pagina attaccandosi a qualche virgola fuori posto o sollevando interpretazioni di qualche comma normativo o passaggio procedurale, è evidente che qualcosa su cui far leva inevitabilmente si trova. E il risultato è che, se si applica questo modo di fare a tutti i progetti in corso in Italia (non solo aeroportuali) è facile fermare tutto, nonostante la validità e necessità degli stessi progetti che, tra l’altro, le sentenze non intaccano. Esattamente com’è per i masterplan sia di Firenze, sia di Salerno. Intanto lo studio di avvocati che ha assistito i “contro” sia a Firenze che a Salerno, lo Studio Legale Giovannelli & Associati di Prato, festeggia con fierezza le due “vittorie”.

Per Salerno facciamo notare che il progetto del sistema aeroportuale campano con l’unificazione della gestione di Capodichino e Pontecagnano e l’integrazione prevista tra i due scali con lo scopo, anche, di alleggerire la pressione ambientale sullo scalo partenopeo (questi sono gli obiettivi perseguiti dal masterplan salernitano), è stato bloccato dal ricorso di appena 13 persone. Dopo la sentenza del TAR ci sarà il ricorso al Consiglio di Stato, ma visto com’è andata per Firenze è difficile immaginare un esito diverso e comunque, intanto, saranno persi altro tempo e risorse, a danno di una regione e del paese.

A Firenze un’opposizione del tutto minoritaria rispetto alla volontà e al consenso generale, portata avanti da alcuni “comitati contro” e da sei dei 69 sindaci dell’area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia, per guerricciole e vendette politiche e territoriali e opposizioni ideologiche, ha di nuovo bloccato la dotazione di una pista adeguata per lo scalo dell’area fiorentina attesa da oltre mezzo secolo e la creazione di un sistema aeroportuale regionale tra Firenze e Pisa che aveva trovato il proprio assetto dopo decenni di discussioni e dopo la riunione dei due scali sotto un’unica gestione.

I promotori del potenziamento del “Vespucci” di Firenze, Toscana Aeroporti, il suo principale azionista Corporacion America, Regione Toscana, Comune di Firenze ed ENAC hanno già annunciato che non si arrendono e che andranno avanti col progetto rifacendo le procedure contestate, ma questo porterà via altro tempo, dai tre ai cinque anni di ulteriore burocrazia, si stima, se tutto l’iter sarà da rifare. Veementi anche le proteste delle associazioni di cittadini che vivono sotto le rotte aeree dell’attuale pista e che sostengono il progetto di quella nuova che sposterebbe tali rotte su zone disabitate, eliminando l’impatto su tutta una serie di quartieri di Firenze e su Sesto Fiorentino.

La lettura delle carte fiorentine fornisce un chiaro esempio del perché le opere (grandi e piccole) in Italia non si fanno o procedono con lentezza estenuante, penalizzando alla fine la competitività del nostro paese e facendo scappare gli investitori internazionali in nazioni più “ragionevoli”. Qualche esempio? Nella messa a punto del masterplan sono state predisposte opere compensative e collaterali di ogni genere, dalla creazione di parchi e aree boscate al risanamento idraulico di un’ampia porzione della piana fiorentina (attesa da decenni), dal potenziamento della rete di piste ciclabili alla creazione di nuove aree naturali di estensione tre volte superiori a quelle interessate dalla nuova pista, fino ai contributi per la costruzione di un nuovo ponte sull’Arno in un comune limitrofo.

Ma tra gli adempimenti messi in campo ce ne sono di “spettacolari”, come, citandone solo due come esempi, la sistemazione degli habitat dei chirotteri (i pipistrelli) nelle grotte della Calvana (sui monti a nord di Prato) o la realizzazione di speciali contenitori progettati per tutelare la microfauna dall’attacco di eventuali predatori in caso di caduta accidentale nelle buche che verranno fatte nei terreni per le verifiche della presenza di ordigni bellici. I promotori del masterplan hanno accettato senza fiatare tutte la richieste, alcune giuste (e comprese fin dall’inizio nello stesso progetto), alcune alquanto discutibili ma accolte per buon vicinato e per venire incontro alle esigenze del territorio, per poi sentirsi dire, in una delle contestazioni avallate da TAR e Consiglio di Stato, che siccome sono state poste tante prescrizioni, il progetto non doveva essere appprovato e quindi si deve ripartire con un nuovo iter.

Tornando ad una visione più generale, è evidente che non si può andare avanti così. L’Italia non potrà mai essere competitiva in questa situazione ed è inevitabile che altri paesi ci surclassino. C’è l’evidente bisogno di leggi e norme più chiare ed efficienti, che quando un progetto ha ottenuto tutte le autorizzazioni ed approvazioni necessarie dagli enti competenti permettano di procedere alla sua realizzazione senza che piccole minoranze possano fare ulteriori ricorsi contro l’interesse generale di città, territori, regioni e del paese. Anche perché negli iter sono già previsti consultazioni pubbliche e periodi per la presentazione di osservazioni da parte di chiunque le volesse fare. E, nel caso specifico degli aeroporti, occorrerebbe un intervento chiarificatore e rassicurante di ENAC e del Ministero dei Trasporti e un atto del Governo, non solo per far ripartire i masterplan di Firenze e Salerno, ma per salvare tutto il sistema aeroportuale italiano e la realizzabilità di ogni infrastruttura.

4 Responses to Aeroporti, ricorsi e cavilli: rischio nazionale

  1. Federico Belluardo ha detto:

    Buongiorno,
    ripartire da zero con l’iter è completamente inutile se poi l’epilogo rischia di essere il medesimo.
    Se basta al termire della procedura, che il TAR vanifichi tutto, è illogico perdere tempo e denaro.

    Serve una strada alternativa appoggiata immediatamente da governo che permetta di usare le attuali conclusioni degli enti preposti. Il TAR non lo è.

    Le alternative le farei gravare in maniera tremenda sul decisore, che qualche responsabilità ogni tanto se la prendessero.

    Saluti

    • admin ha detto:

      Sicuramente servirebbe una strada che garantisca certezze e che permetta di ripartire non certo dall’anno zero, ma da tutto quanto è stato fatto in tanti anni di studi e progetti (che restano assolutamente validi) e che aveva portato all’approvazione del masterplan da parte di tutti gli enti preposti e responsabili.

  2. Fabio ha detto:

    Nelle sentenze vengono accertate evidenti violazioni delle leggi italiane e delle direttive comunitarie. I responsabili dello stop allo sviluppo non sono da individuare nei ricorrenti ma in chi con leggerezza e incompetenza propone progetti inadeguati e in chi con altrettanta leggerezza e incompetenza li approva in violazione della legge.
    In italia non si vuole capire che l’andazzo di un tempo non può più continuare, dall’UE fioccano procedure di infrazione e multe. Seppur a calci nel sedere alla fine ci costringeranno a diventare un paese serio. I masterplan presentati son tutti progetti che non son degni di questo nome, non parliamo degli studi ambientali a corredo. A livello nazionale manca persino il PNA! Che le responsabilità se le prenda chi è rto ealmente responsabile di questo disastro. Il mancato sviluppo del paese non è certo colpa di quattro comitati in croce sparsi per l’Italia.

    • admin ha detto:

      Per l’ennesima volta: nessuna sentenza ha bocciato i progetti previsti nel masterplan dello scalo fiorentino, né la nuova pista e le altre opere aeroportuali e infrastrutturali annesse, né le tante opere ambientali e per il territorio previste, che sono e restano valide, adeguate, necessarie, fattibili e sostenibili. Sono stati bocciati passaggi procedurali per cavilli e interpretazioni normative (innescate per lo scalo fiorentino e quello di Salerno, curiosamente su iniziativa dello stesso studio legale di Prato) rispetto alle usuali procedure seguite e validate negli iter di tutti i masterplan aeroportuali, attuati, in attuazione o approvati prima e dopo quello di Firenze (livello informativo del progetto, significato e numero delle prescrizioni, ecc.). Il risultato, soprattutto per Firenze, è che per queste iniziative “contro” si è fermato (per ora) un progetto strategico d’interesse pubblico generale che porta benefici prevalenti per cittadini e territorio dal punto di vista funzionale, occupazionale, di crescita e sviluppo e soprattutto di miglioramento ambientale. Progetto che aveva completato nei quattro anni di iter tra l’avvio della VIA e la chiusura della Conferenza dei Servizi ogni tipo di studio e progettazione necessari (e anche di più rispetto a gran parte degli altri masterplan aeroportuali tranquillamente in attuazione). Senza i ricorsi anche il masterplan fiorentino sarebbe oggi in attuazione con tutti i benefici connessi ed a danno di nessuno. Chi vuol essere contento del risultato ottenuto con i ricorsi faccia pure… Riguardo poi il Piano Nazionale Aeroporti (PNA), non è vero che tale atto manca (!), ma esiste ed è legge dello Stato da fine 2015 (semmai ancora non è stata completata la VAS sul PNA). Riguardo lo sviluppo del paese, il sistema aeroportuale italiano era (e per ora è) l’unico comparto infrastrutturale non bloccato (tranne i due casi di Firenze e Salerno), proprio perché tutti gli aeroporti stanno portando avanti investimenti e progetti infrastrutturali previsti nei rispettivi masterplan, anche grazie alle procedure usualmente seguite (e finché qualcuno non gli scatena contro azioni come quelle fatte contro Firenze e Salerno).

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