Ipotesi MagLev

Periodicamente nella discussione sulla questione aeroportuale toscana viene riproposta l’idea di realizzare tra Firenze e Pisa una nuova linea su rotaia tipo MagLev (il treno a levitazione magnetica in grado di raggiungere velocità superiori a 500 km/h) per superare il problema dell’eccessiva distanza dello scalo pisano dal capoluogo regionale e risolvere così il problema aeroporto dell’aerea fiorentina.

Si tratta in realtà di un’ipotesi che non ha fondamento, sia sotto l’aspetto dell’utilità sia della fattibilità dell’opera, non praticabile per l’entità sproporzionata del progetto rispetto alla realtà aeroportuale toscana e per i costi economici e ambientali.

Collegamenti città-aeroporto di tale tipo, studiati da lungo tempo ma realizzati in rari casi, sono stati ipotizzati per grandi hub intercontinentali da decine di milioni di passeggeri annui, cioè scali di dimensioni tali da giustificare i costi richiesti e realtà totalmente differenti da scali regionali come quelli della nostra regione.

Il treno MagLev in servizio tra Shanghai e l'aeroporto internazionale di Pudong

Il treno MagLev in servizio tra Shanghai e l’aeroporto internazionale di Pudong

Per avere un’idea dei costi, uno dei pochi collegamenti realmente realizzati, quello che serve l’aeroporto Pudong di Shanghai ha avuto un costo di 1,3 miliardi di dollari per una tratta di 30 km. Il progetto avviato e poi abbandonato a Monaco di Baviera era arrivato a una previsione di spesa di 3,4 miliardi di euro per una tratta di 37 km. Nel caso toscano la tratta da servire sarebbe di 80 km, con costi abnormi facilmente immaginabili.

Ma realizzare un’opera del genere, cioè una nuova linea ferroviaria tra Firenze e Pisa significherebbe tagliare la Toscana con 80 km di nuovi terrapieni, gallerie e viadotti, con un impatto ambientale e territoriale enorme e del tutto sproporzionato al risultato. In sostanza, avrebbe costi ambientali ed economici enormemente superiori a quelli richiesti da qualunque progetto mai ipotizzato per sviluppare lo scalo di Firenze.

Il tutto sarebbe inoltre finalizzato al risultato più sbagliato di sviluppare un unico scalo regionale (Pisa) in realtà non in grado di servire da solo l’intera regione per le criticità che presenta (ruolo militare, vincoli ambientali), lasciando irrisolto il vero problema aeroportuale toscano che sta nella carenza di infrastrutture aeroportuali della regione (carenza di capacità di piste, raccordi, piazzali e aerostazioni).

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