Vista dell’aeroporto di Parma con la simulazione grafica della pista allungata a 2.880 metri.

21/9/2018 – La vicina Emilia Romagna continua a pianificare lo sviluppo del suo sistema aeroportuale, sia nel traffico sia nelle infrastrutture, marcando in modo sempre più netto la maggiore dotazione rispetto alla Toscana. La regione dispone di quattro aeroporti civili con piste superiori a 2.000 metri: Bologna (2.803 metri, con un piano di sviluppo a dieci milioni di passeggeri), Forlì (2.561 metri, al momento chiuso ai voli commerciali in attesa di riassegnarne la gestione), Parma (2.124 metri, con un ambizioso piano per farne un polo cargo) e Rimini (2.993 metri, trafficato soprattutto d’estate e in ripresa dopo i problemi societari degli scorsi anni). Bologna e Rimini hanno già capacità intercontinentali.

Le ultime novità del “dinamismo aeroportuale” dei nostri vicini riguardano lo scalo oggi più piccolo, l’aeroporto di Parma, che a metà di agosto ha avviato la procedura di valutazione ambientale del masterplan 2018-2023 che delinea ufficialmente il progetto di allungamento di circa 800 metri della pista (da 2.124 a 2.880 metri). L’intervento sull’infrastruttura di volo è l’elemento centrale del piano di riassetto e sviluppo preannunciato negli scorsi anni per rilanciare lo scalo emiliano dopo alterne vicende operative e societarie.

A sinistra: la posizione dell’aeroporto di Parma, 3 km dal centro cittadino (la freccia indica la direttrice di allungamento della pista). A destra: planimetria dell’aeroporto di Parma con la pista di 2.880 metri e l’assetto previsto per lo scalo al 2023.

La pista di volo di Parma ha avuto nel tempo vari allungamenti dai 1.000 metri della prima pista in duro realizzata nel 1980 al posto della striscia in erba (utilizzata dal 1919), fino ad arrivare alla pista attuale di 2.124 x 45 metri raggiunti nel 2005, in occasione del potenziamento dello scalo connesso alla scelta della città emiliana come sede dell’Agenzia Alimentare Europea. Il nuovo allungamento previsto adesso (e la creazione del polo merci) comporta l’ampliamento dell’area aeroportuale per circa 40 ettari, con l’adeguamento di viabilità esterne e altre opere complementari. L’investimento previsto è di circa 21 milioni di euro, per oltre metà stanziati dalla Regione, il resto a carico del gestore pubblico/privato (SO.GE.A.P.).

Il traffico dello scalo parmense è sempre rimasto su numeri contenuti: la punta massima è stata di circa 285.000 passeggeri nel 2008, nel 2017 i passeggeri sono stati poco più di 157.000 con 1.108 movimenti aerei. Dal 2016 enti e istituzioni locali e regionali in accordo con i nuovi azionisti della società di gestione (SO.GE.A.P.) hanno quindi lanciato e supportato un piano di rilancio come polo logistico per le merci, anche in raccordo con il vicino centro fieristico, il centro agroalimentare, l’interporto e la vocazione dell’area, con la necessità di una pista di lunghezza maggiore, adatta a velivoli di notevoli dimensioni e capaci di tratte a lungo raggio.

Se il masterplan andrà in attuazione il “Verdi” di Parma, posto a 3 km dal centro cittadino, diverrà il terzo aeroporto della regione a capacità intercontinentale e il secondo per dimensioni di pista (dopo Rimini). La funzione merci dello scalo parmense, che dista circa 95 km da Bologna, in prospettiva dovrebbe supportare proprio il “Marconi” in tale segmento di traffico, alleggerendo la pressione di voli in favore dell’intenso crescente traffico passeggeri sull’aeroporto del capoluogo regionale.

Anche questo sguardo oltre Appennino, alla dotazione infrastrutturale e le prospettive di crescita pianificate in Emilia Romagna, come per altro in gran parte delle principali regioni già meglio attrezzate per capacità aeroportuale, confermano l’evidenza di quanto siano giustificati e urgenti i progetti e gli investimenti programmati sul sistema aeroportuale toscano (con i due masterplan incentrati a Firenze sulla nuova pista, a Pisa sul nuovo terminal), minimo indispensabile per avere infrastrutture più funzionali (operativamente e ambientalmente) e una capacità più adeguata alle esigenze della regione e dei suoi diversi ambiti territoriali.

 

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